Era il 1999 quando sui computer di mezzo mondo comparse un programma che avrebbe rivoluzionato la storia della musica: Napster. Decenni di download illegali, di traffico di copie pirata e di crisi economica hanno influito negativamente su molte industrie, ma in particolare sul mondo discografico incidendo in particolare sulle abitudini d’acquisto di milioni di persone che non manifestano più quel feticismo per il cd (o ancora di più per il vinile) che era una costante delle fanbase di ogni artista, ma si accontentano di ascoltare la musica in streaming, di scaricarla legalmente o di viverla unicamente attraverso i concerti dal vivo.
Negli ultimi anni con l’avvento dello streaming e di programmi come Spotify, iTunes, Deezer o Soundcloud ci si è riabituati all’acquisto e all’ascolto legale della musica, ma un po’ meno all’utilizzo di supporti fisici. Fanno eccezione alcuni paesi come la Germania o il Giappone, ma per il resto degli stati europei e del Nord America il mercato dei CD è in calo.
Cosa hanno fatto i maggiori distributori di supporti musicali in Italia? Hanno adottato una politica davvero interessante, quella degli showcase.
Mutuando la strategia promozionale delle presentazioni dal mercato editoriale, alcune catene di grande distribuzione hanno intensificato il calendario degli eventi in store al fine di acquisire più pubblico e vendere più dischi.
Ad esempio, tra le catene italiane, durante il 2014 La Feltrinelli ha creato un calendario di presentazioni di nuovi dischi con dei brevi showcase (intendo con questo termine dei live di 4-5 canzoni per lo più in acustico) a cui le persone possono partecipare solo in concomitanza con l’acquisto del disco nel punto vendita. Per ogni cd venduto la catena rilascia un pass per il live set.
Siamo stati a uno degli ultimi showcase a La Feltrinelli di Napoli, quello dei Subsonica, e la quantità di gente presente e l’entusiasmo ci hanno fatto ben sperare per la ripresa del mercato discografico.
Qualche punto debole in questa organizzazione c’è: si potrebbe permettere a tutti di assistere allo show (dove lo spazio lo permette) e solo a chi ha acquistato il cd in loco di incontrare l’artista per la firma delle copie, ma sono certa che molte persone dopo aver assistito a un concerto intimo come quelli che si possono avere in stanze piccole di un negozio comprerebbero volentieri il disco anche senza essere obbligati.
Questa strategia era adottata anche da Fnac con showcase anche più lunghi che incrementavano di molto le vendite.
Mi sembra sia un ottimo modo per organizzare eventi in store e acquisire anche nuovi clienti, voi che ne pensate?